Per ogni campo e per ogni ibrido di mais c'è una densità di semina ideale che massimizza il profitto dell'agricoltore. Una densità minore o superiore rispetto a quella ottimale significa rinunciare alla produttività o sprecare seme.
Entriamo nel dettaglio della questione con Chiara Pagliarin, Grower&Channel Manager di Bayer.
Aumentare la densità di semina è sempre una buona strategia?
“Assolutamente no. Per determinare la corretta densità occorre valutare il livello di fertilità dell’appezzamento e l'ibrido che vogliamo andare a seminare. Solo dopo è possibile dire qual è la densità che ottimizza l'investimento in seme”.
Partiamo dagli ibridi, che caratteristiche deve avere un mais per essere produttivo alle alte densità?
“Deve avere radici forti, uno stocco resistente, un’inserzione e una dimensione della spiga costante. Deve poi garantire la sanità della granella. Dei 25 ibridi che abbiamo a catalogo non tutti sono adatti alle alte densità, ma prodotti come il DKC6092 o il DKC6587 si comportano molto bene con densità elevate, di 10 piante a m2”.
“Grazie al lavoro fatto nei DTC conosciamo talmente bene i nostri ibridi da poter dare il miglior consiglio di semina in termini di genetica e densità ottimale. Alcuni agricoltori sono scettici quando gli diciamo di seminare a 9-10 piante al m2, ma a fine stagione ci ringraziano”.
Che ruolo gioca invece il terreno?
“Per sostenere densità elevate dobbiamo avere un suolo fertile. Ogni agricoltore sa che a parità di condizioni la produttività di due campi può essere anche molto diversa. Come lo può essere all'interno di uno stesso appezzamento.
Un'area sabbiosa tenderà a produrre meno rispetto ad una argillosa. E più il suolo è ricco più posso spingermi in alto con la densità di semina”.
Come si fa a conoscere la fertilità di un terreno?
“Il metodo più veloce e sicuro è basarsi sullo storico delle produzioni. Pesare la granella prodotta da un fondo ci dà una buona indicazione sulla fertilità media del campo. Conoscendola è possibile definire una densità ottimale. Ad esempio dove produco 10-11 tonnellate di granella non posso pensare di seminare ad alta densità. Mentre se arrivo a 14-15 posso spingere di più. Ma per essere più efficienti sarebbe ancora meglio avere la produttività metro per metro”.
E come si può ottenere?
“Oggi è facile grazie a Climate Field View, la soluzione di Bayer per l'agricoltura digitale. Se la trebbia o la trincia che operano in campo hanno un sensore di carico è possibile conoscere, metro per metro, quanto produce il terreno. Su CFV si potranno allora visualizzare le mappe di resa e riconoscere facilmente le aree a maggiore produttività e quelle meno fertili”.
Qual è il passo successivo?
“Oggi sono sempre più frequenti le seminatrici a rateo variabile, attrezzature in grado di modificare la densità di semina mentre procedono in campo. Ipotizziamo un campo di medio impasto con una vena di sabbia al centro. La seminatrice potrebbe seminare 10 piante/ m2 sul medio impasto e 7 sulla sabbia. In questo modo si spinge dove il terreno lo permette e invece non si spreca seme dove non si possono sperare produzioni elevate”.
Aumentare la densità di semina significa però aumentare anche i costi...
“È vero, ma grazie alle prove condotte presso i Centri Tecnologici DEKALB sappiamo quali sono le curve di resa e di profitto per ogni ibrido nelle diverse condizioni colturali. E sappiamo quindi fin dove è possibile spingerci nella densità per ottenere il massimo profitto, la differenza cioè tra costi e ricavi. In fondo il nostro obiettivo non è massimizzare la resa in granella, ma il denaro che resta in tasca alla fine della stagione”.
I Centri Tecnologici DEKALB
L’innovazione continua sul mais è il focus attorno al quale si muovono i Centri Tecnologici DEKALB (DTC).
E’ infatti nei nostri DTC che si testano gli ibridi in diverse condizioni per poter suggerire a ciascun agricoltore la genetica più idonea al proprio appezzamento e la densità di semina ottimale.